Lost in Bifest 2.0: viaggio tra le Opere prime e seconde – giorno 1 (21 aprile)
Ed eccoci qui con il tradizionale appuntamento barese del Bif&st. Anche quest’anno le scatolette blu sono in prima fila, pronte raccontarvi alcuni dei momenti più interessanti del Festival, questa volta a ruoli invertiti: Angela in qualità di membro della giuria, Andrea come inviato speciale. A differenza del diario di bordo della precedente edizione (disponibile qui), quest’anno vi accompagneremo tra le pellicole selezionate per la sezione “Opere prime e seconde”.
La serata di apertura ha portato sul grande schermo un cinema impegnato, che ha dipinto con toni decisi e sinceri le complesse realtà delle periferie urbane, sempre più vessate dalla criminalità e dal disagio sociale.
La prima pellicola della serata è stata L’intrusa, opera seconda di Leonardo Di Costanzo, già noto al cinema italiano per L’intervallo (2012) e presente in sala ad introdurre il film. A fare da sfondo all’amara vicenda è il quartiere napoletano di Ponticelli, in cui Giovanna, responsabile di un centro ricreativo per minori, con grande forza d’animo tenta di preservare l’innocenza dei bambini, dando vita ad un ambiente spensierato e privo di discriminazioni. La serena quotidianità di questo mondo perfetto viene tuttavia alterata dall’arrivo di Maria, moglie di un boss camorrista ricercato e poi arrestato per omicidio, e di sua figlia, la piccola Rita. Quasi come un omaggio alla tragedia greca, come lo stesso Di Costanzo ha affermato nella presentazione del film, a questo punto della trama le vittime diventano carnefici: le famiglie oneste del quartiere cominciano a mal sopportare la presenza di Maria e Rita, ostracizzandole e chiedendo a Giovanna di compiere una scelta. Nel film spiccano, in particolare, la piccola Martina Abbate nei panni di Rita e Raffaella Giordano nel ruolo di Giovanna, che con la sua statuaria fisicità, riesce a rendere visivamente l’immagine di una donna guerriera.
Secondo film in programma è stato Veleno, che ha chiuso fuori concorso la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2017. Prima della proiezione, il regista, Diego Olivares, il cui esordio cinematografico è avvenuto con I cinghiali di Portici (2003), ha introdotto il film spiegando come egli si sia lasciato ispirare da eventi realmente accaduti e abbia deciso di portare in scena una storia di vittime e di perdenti. La tragica vicenda è ambientata nella cosiddetta Terra dei Fuochi, nel casertano, e i protagonisti sono Rosaria e Cosimo, rispettivamente interpretati da Luisa Ranieri e Massimiliano Gallo. I due coniugi sono costretti a difendere le loro proprietà terriere dall’efferata violenza della Camorra, che mira a sottrarre loro i terreni con il fine di ampliare una discarica di rifiuti della zona. Attraverso un susseguirsi di scene crude e angoscianti, Rosaria e Cosimo tentano così di opporsi ad un sistema sempre più corrotto dal denaro e dalla sete di potere, rappresentato dal sordido avvocato e aspirante sindaco, Rino Caradonna, interpretato da Salvatore Esposito. Tuttavia, come già anticipato da Olivares, non ci sono vincitori al termine della battaglia, ma solo il veleno che corrode la terra, i corpi e le anime. Un cast magistrale impreziosisce la pellicola: in particolare, le struggenti interpretazione di Massimiliano Gallo e di Luisa Ranieri e le insolite vesti di Salvatore Esposito, noto al grande pubblico per il suo ruolo di Genny Savastano in Gomorra.
Protagonista indiscusso di questa prima tappa del nostro viaggio è stato un nudo realismo, intriso di scene ed emozioni forti e travolgenti che fanno da preludio ad un Bifest tutto da scoprire.
Angela Francesca Molinaro e Andrea Marella