Pieles di Eduardo Casanova: Sulla Carne Deforme e l’Occhio Nudo
Corpi alterati, corpi rifiutati e corpi seviziati rigorosamente sublimati dal regista iberico Eduardo Casanova nel suo primo lungometraggio Pieles (2017). Un dramma a tinte grottesche che esalta un effervescente esordio registico e che cattura lo sguardo dello spettatore portandolo sull’orlo della commozione.
“Il mondo è orribile, l’umanità è orribile, ma non possiamo scappare via perché noi stessi siamo l’orrore”.
È noto come sia raro nel cinema contemporaneo imbattersi in un’opera in grado di imporre sin da subito il proprio carattere autoriale, soprattutto se si pensa che ciò potrebbe irritare inconsciamente anche lo sguardo dello spettatore più meditativo, abituato ad un lento e macchinoso accostamento all’opera filmica. Spostamenti di camera dinamici, inquadrature prospettiche e molteplici sfumature di rosa (dal rosa pelle allo shocking pink sino al violaceo) sono i primissimi elementi di Pieles che investono e accecano i nostri occhi esterrefatti, prerogativa di un’opera dotata di un originale stilema artistico che promette di narrarci una storia sensazionale solo a patto di instaurare un rapporto spett-autoriale privilegiato.
Se a queste premesse di Pieles si aggiunge la caratteristica di essere il primo lungometraggio diretto da Eduardo Casanova si realizza di essere al cospetto di un’opera originale e senza eguali.
Pieles è il crocevia di diverse storie di vite legate da un sottile filo comune, la deformità. Laura è una donna nata senza occhi costretta sin da bambina a prostituirsi all’interno di un bordello; Samantha possiede delle natiche al posto della bocca e per questo è costretta dal padre a mostrarsi di rado in pubblico; Ana che ha il viso deturpato è costretta dopo la morte della madre a far fronte alla solitudine e infine Cristian, abbandonato dal padre e affetto da un disturbo dissociativo dell’identità, non riconosce come propri gli arti inferiori ed è pervaso dal desiderio di amputarli per somigliare ad una sirena.
“P: Le tue gambe sono sane! C: ma non sono le mie … è mio il corpo!”.
Alterazioni corporee ai limiti dell’immaginabile caratterizzano il destino di ogni personaggio, ma se lo scandalo di Pieles fosse soltanto questo non differirebbe molto da Freaks (1932) di Tod Browning, da cui l’opera trae spunto per la caratterizzazione dei personaggi e con cui inevitabilmente deve confrontarsi per contiguità tematiche. Ciò che fa di Pieles un’eccezione è la dura critica che investe la società, rea di aver ghettizzato la diversità attraverso la diffusione di una cultura del corpo stereotipato e iper-esposto. Tale denuncia affonda le proprie radici nel cortometraggio Eat my shit (2015) diretto dallo stesso Casanova in cui introduceva il personaggio di Samantha (sopracitato) alle prese con la censura da parte di “Instagram”, per “contenuti sessuali”, di una foto in cui la ritraeva frontalmente. In questo cortometraggio Casanova si scaglia contro le controverse logiche della censura tipiche dei social network; il volto deforme di Samantha, che non veicola alcun contenuto pornografico, è riconosciuto come “osceno” in quanto eccede i canoni estetici socialmente accettati.
“Io sono qualcosa di più di una donna deforme… L’unica cosa che ti importa di me è il fisico, e questa è una malattia, la pelle cambia, si può operare, si trasforma, l’aspetto fisico non è niente!”. Sono queste le parole di Ana, personaggio emblematico del film, che si ritrova a fronteggiare la solitudine dopo il recente lutto della madre che gli precludeva qualsiasi contatto con l’esterno. Ana è dilaniata dalle attenzioni rivolte da parte di due uomini agli antipodi, Guille ed Ernesto; il primo, caratterizzato anch’egli da un corpo sfregiato, desidera ardentemente assumere un nuovo volto mentre il secondo, uomo fisicamente comune, è attratto sessualmente dalla diversità ai limiti del patologico.
Pieles diviene teatro di scenari ai confini della razionalità e di soggetti, nelle rispettive diversità, eccessivamente caratterizzati; viene da pensare a questo punto che Casanova voglia mostrarci come la società abbia bisogno del “grottesco”, come sosteneva Bachtin, per esorcizzare le disabilità di ogni genere. Il grottesco diviene il “carnevale dell’esistenza”, il grottesco assume una valenza comica, comico è il corpo diverso che fa paura. Scorrendo poco a poco gli ultimi frames del film ci si rende conto come ad essere imputata in questa violenta critica non sia semplicemente la società, intesa come elemento impersonale, ma il nostro stesso occhio che attraverso lo sguardo corrompe la visione con il canone del gusto estetico, ergendosi così a giudice supremo.
Una sorta di “continuità epidermica di occhio e immagine”, per dirla con le stesse parole di Jean Baudrillard, è il rapporto che si instaura in questo film, dove la pelle si dilata in maniera incontrollabile e voluttuosa investendo con il suo colore rosa ogni oggetto.
Francesco Saverio Vernice
SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Pieles
Titolo italiano: Pelle
Regia: Eduardo Casanova
Sceneggiatura: Eduardo Casanova
Scritto da: Eduardo Casanova
Produzione: Nadie es Perfecto
Cast: Jon Kortajarena, Macarena Gómez, Ana Polvorosa
Paese di produzione: Spagna
Anno: 2017