Nimona di Nick Bruno e Troy Quane: la queerness e l’orgoglio di essere sé stessə
La rottura con la tradizione e l’affermazione della propria individualità sono temi centrali in Nimona, titolo presente fra i candidati all’Oscar per il miglior film d’animazione 2024. Diretto da Nick Bruno e Troy Quane e tratto dall’omonimo graphic novel di ND Stevenson, Nimona ha alle spalle una storia produttiva faticosa, compiutasi grazie ad Annapurna Pictures e Netflix.
Ci troviamo in un regno avanguardistico ed ipertecnologico che ciononostante ha conservato antiche tradizioni dal retrogusto medievale. Sebbene la cerimonia di investitura a cavaliere sia sempre stata un evento appannaggio esclusivo di un’élite, un nuovo decreto reale consente per la prima volta ad una persona comune di prendervi parte. Si tratta di Ballister Cuoreardito, “ragazzo di strada col sogno impossibile di diventare cavaliere”. Qualcosa però va storto ed egli si ritrova ad essere incolpato di regicidio e la sua reputazione infangata. È a questo punto, distante dai riflettori, che fa l’inaspettato incontro di Nimona, energica creatura mutaforma, che proverà ad aiutarlo a riscattare il suo nome.
Nimona ha un impianto narrativo classico e racconta una storia semplice, confezionata con una squisita estetica punk rock. Animazione in 3D e grafica in 2D, unite ad un design accattivante, si mettono al servizio del messaggio della pellicola, plasmando metamorfosi agili e fragorose. La resa di queste ultime si adatta bene all’allegoria della fluidità di genere, centro nevralgico del film, il quale fa da megafono all’esperienza del fumettista ND Stevenson (qui anche co-produttore), dichiaratamente transmasculine e bigender.
Nimona rifugge dalle etichette e dalle definizioni di cui la società sente il bisogno, è uno spettro che accoglie tante cose contemporaneamente e rivendica il continuo cambiamento che scorre nelle sue vene. La sua è una voglia di libertà, un bisogno di non omologarsi ad una normalità imposta unicamente per far sentire gli altri al sicuro.
Nimona descrive a Ballister, in cui ha trovato un alleato, il fastidio che sente quando non si trasforma, quando smette di essere sé e costruisce così un’interessante metafora della disforia di genere.
L’allegoria dell’esperienza trans va ampliandosi man mano, potendosi riferire in maniera estesa al vissuto di una persona queer o, ancora più in generale, di tutti quegli individui additati come diversi. In un mondo che corteggia le polarizzazioni e si spende ossessivamente nel discernere luce e buio, buoni e cattivi, eroi e mostri, chi rifiuta la costrizione entro certi paletti rappresenta un pericolo. Inevitabile è la sua mostrificazione in quanto ingranaggio difettoso che grida a gran voce la propria diversità, rendendo visibili modi alternativi in cui è possibile vivere. L’idea di un mostro da relegare all’esterno delle mura richiama per antitesi l’isolamento fisico di tutti gli altri e una conseguente chiusura ostinata nelle proprie convinzioni. Perché di questo si parla: di una società che non è pronta a mettere in discussione lo status quo e che vede nel cambiamento una minaccia all’inalterabile tradizione.
Non troppo distante da qui si posiziona Arendelle, regno immaginario in cui è ambientato il precedente (e più noto) Frozen – Il regno di ghiaccio (2013). I suoi abitanti, incapaci di riconoscere come familiari i poteri di Elsa, la costringono alla fuga, non prima di averla additata come mostro. Se in Elsa al rifiuto da parte degli altri corrisponde un rifiuto autodiretto, Nimona ha già accettato la sua individualità e la vive con orgoglio, a dispetto della realtà castrante che la circonda.
Sia Elsa che Nimona hanno archi narrativi che includono un forte sottotesto queer: il primo riferito al coming out, il secondo a ciò che può venire dopo. Bruno e Quane tuttavia si spingono oltre, rendendo la queerness realmente protagonista della loro opera: dalla scrittura del personaggio di Nimona alla scelta di un cast di doppiatori che include nomi quali RuPaul, Indya Moore, Eugene Lee Yang e Julio Torres. Dall’inserimento in alcuni frame di simboli cari alla comunità lgbt+, alla storia d’amore principale che vede coinvolti due ragazzi.
Ballister e Ambrosius appartengono a più categorie perfettamente normalizzate nell’universo fittizio del film, ma non altrettanto visibili e rappresentate nella nostra realtà di spettatori. Il risultato è il dispiegamento di diverse interpretazioni della normalità, che altro non è se non l’ennesimo inutile costrutto sociale.
«Hai visto come mi ha guardato quella bambina? I bambini piccoli crescono pensando che possono essere eroi se ficcano una spada nel cuore di qualsiasi essere diverso. E io sarei il mostro?»
SCHEDA TECNICA
Titolo Originale: Nimona
Regia: Nick Bruno e Troy Quane
Soggetto: Nimona di ND Stevenson
Sceneggiatura: Robert L. Baird, Lloyd Taylor
Cast originale: Chloë Grace Moretz, Riz Ahmed, Eugene Lee Yang, Frances Conroy, RuPaul, Lorraine Toussaint, Indya Moore, Beck Bennett, Julio Torres
Montaggio: Erin Crackel, Randy Trager
Musiche: Christophe Beck
Paese: Stati Uniti d’America
Anno: 2023
Durata: 102 minuti
Il Film è disponibile su Netflix