Monster (Kaibutsu) di Hirokazu Kore-eda: Al passo con i propri mostri
Due ragazzi delle elementari, una madre protettiva, un insegnante sventurato ed una preside glaciale.
Monster (Kaibutsu) di Hirokazu Kore-eda disegna le storie di questi personaggi riavvolgendo le loro vite sul filo comune della ricerca di se stessi passando attraverso i mostri che li circondano.
Dopo la parentesi europea con “La verità” ed il passaggio in Korea del Sud con “Broker”, il regista nipponico Kore-eda Hirokazu ritorna in Giappone per il suo sedicesimo lungometraggio e lo fa riannodando le fila della poetica cinematografica a lui più cara con un piccolo gioiello intitolato: “Monster” (Kaibutsu), già premiato al Festival di Cannes 2023 con il Prix du Scénario per l’audace sceneggiatura di Yūji Sakamoto.
La trama segue un intreccio asciutto: Minato (Soya Kurokawa), ragazzino all’ultimo anno delle elementari, comincia a manifestare comportamenti sempre più indecifrabili agli occhi della madre (Sakura Ando), costretta ad accudirlo da sola dopo la prematura scomparsa del marito. I sospetti ricadono ben presto sull’insegnante Hori (Eita Nagayama) e sulle dinamiche di classe incentrate sulla figura del piccolo compagno Eri (Yota Hiiragi).
Monster irrompe sullo schermo nei suoi primi frame come un dramma potente e schietto, svelando al trascorrere dei minuti un racconto di formazione che riprende a pieno lo sguardo intimista e sospeso del regista, già apprezzato nelle precedenti opere. I protagonisti vengono tratteggiati da una prospettiva indulgente e discreta, osservando i moti interiori e la religione delle piccole cose di famiglia farsi motore immobile del destino degli individui.
Sullo sfondo tutto scorre imperterrito ed egoista:
“Alla fine quando l’universo non potrà espandersi ulteriormente, esploderà ed il tempo tornerà indietro”,
“Quindi rinasceremo?”,
“Certo”,
“Pensi che dobbiamo tenerci pronti?”
si chiedono Minato ed Eri in uno degli scambi più intensi della pellicola, scrutando l’orizzonte oltre le nuvole.
In questo film Kore-eda mette in relazione non soltanto il singolo con la propria vita familiare e la società che li circonda, ma offre un quadro complesso in cui i punti di vista si allargano in una struttura verticale che tanto rievoca la costruzione di Rashomon (A. Kurosawa, 1950) ed in cui la verità si manifesta all’apparenza in maniera tanto sfuggente quanto immutabile: Chi è un mostro?
Chi e cosa lo definisce tale?
Benché una risposta universalmente valida non esista, Monster ci ricorda come la ricerca di sé sia un percorso in evoluzione destinato a non risolversi, ma a racchiudersi su se stesso in una sfida disperata ed umanissima di sintesi tra ciò che siamo, quello che vorremmo essere e ciò che ci circonda.
Kore-eda dimostra di trovare nuovo vigore nel dirigere la prima sceneggiatura non sua dai tempi dell’esordio cinematografico Maborosi (1995); la regia segue uno sviluppo paratattico in cui campi e controcampi si alternano a seguire il sentire dei protagonisti in maniera essenziale, delineando armonicamente sottotesti ed incastri su tematiche complesse.
La fotografia ispirata di Ryūto Kondō fa da cornice all’opera esaltando contrasti ed assonanze cromatiche mediate da un uso consapevole della luce offerta dal paesaggio urbano nipponico.
Protagonista della pellicola è anche la colonna sonora del compianto maestro Ryūichi Sakamoto, qui alla sua ultima collaborazione cinematografica, con due composizioni che si integrano perfettamente con lo sviluppo della trama levigando piccole sfumature che rendono di sicuro Monster tra i film più riusciti di Kore-eda e tra le opere più importanti della passata stagione festivaliera.
Scheda Tecnica:
Titolo originale: Kaibutsu
Regia: Hirokazu Kore-Eda
Sceneggiatura: Yūji Sakamoto
Interpreti principali: Sakura Ando, Eita Nagayama, Hinata Hiiragi, Mitsuki Takahata, Shidō
Nakamura, Yūko Tanaka
Musiche: Ryūichi Sakamoto
Anno Produzione: 2023