Mary and Max, di Adam Elliot: All’ombra della propria anima
Mary Dinkle è una bambina australiana di 8 anni, che un bel giorno decide di inviare una lettera ad uno sconosciuto: Max J. Horowitz. Una scelta del tutto casuale, che porterà la bimba a stringere la sua prima, vera amicizia. In realtà, si tratta della prima, vera amicizia per entrambi; il caso infatti ha voluto che si incontrassero due spiriti affini, uniti da passioni e sofferenze. Mary, nata in una famiglia difficile, sommersa in una monotonia dove non regna mai il sorriso, decide di crescere sotto la supervisione del suo amico, a cui confida i suoi pensieri e stati d’animo; Max invece, affetto dalla sindrome di Asperger e poco esperto della vita, perso nelle sue ossessioni e ingenuità, grazie a Mary riuscirà ad andare oltre, pian piano, una vita perseguita passivamente. Malgrado la sua condizione, Max si dimostrerà un gran precettore per Mary, che imparerà col tempo ad affidarsi al suo sorriso leggero di bimba, lontana dalle barbarie umane.
Adam Elliot mette in scena con grandissima poesia l’amicizia profonda di due anime sole. Questi corpi di plastilina sono modellati con raffinatezza sinuosa e portano lo spettatore a provare emozioni contrastanti e varie, che ancora ci ricordano l’impossibilità della definizione dell’uomo e della Vita, immensa e illusoria.
Immaginiamoci percorrere un sentiero, per tutta la vita. É un sentiero isolato, circondato dal nulla, dove le nostre impronte, sempre diverse, per l’eternitá scandiscono il nostro passaggio. Camminando, l’unico nostro contatto con qualcos’altro si manifesta con piccole sfumature di colore in lontananza, di cui noi sentiamo sempre il bisogno. Le piccole sfumature sono altre strade, percorse da altre persone, che incidono altre impronte, sempre diverse. Immaginiamo la piccola Mary Dinkle mentre percorre il suo itinerario: totalmente monocromatico. Sin dall’inizio del suo cammino lei capisce subito che l’assenza di altri colori non può far altro che nuocerle; così, ormai consapevole del fatto che altri percorsi volontariamente non si avvicineranno al suo, decide di abbandonarsi al caso. Con gli occhi chiusi fa un passo, ed ecco che in lontananza compare qualcosa.
Mary inizia a cercare di comprendere quella macchia nera nel suo cielo, Max, apprendere da lui e confrontarla con il suo mondo monocromatico. Max asseconda questo tentativo di scrutare nel suo mondo, perché il suo bisogno é esattamente lo stesso. In modi sempre diversi, entrambi voltano il capo e mirano i loro mondi, e ogni singolo raggio proveniente da uno dei due sentieri, muta, altera, evolve, ogni passo dell’altro. La verità rivelata in questo piccolo capolavoro girato da Adam Elliot è che non ha importanza ciò che noi vediamo in questo mondo, che sia “bello” o “brutto”: il nostro compito é riuscire a vivere, che non vuol dire semplicemente abitare questa realtà, che rappresenta solo una base, bensì costruirci qualcosa su, giocarci e cogliere la propria anima in tutto ciò che ci circonda.
Sergio Gianfrate
SHEDA TECNICA
TITOLO: Mary & Max
REGISTA: Adam Elliot
PAESE DI PRODUZIONE: Australia
ANNO: 2009
COLORE: Colore e B/N
Tecnica: stop motion, clayography