Le Ricette della Signora Toku di Naomi Kawase: Come Ritrovare la Luce in un Vasetto di Marmellata
In Le ricette della signora Toku, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Durian Sukegawa, la regista e sceneggiatrice Naomi Kawase usa la cucina come cornice in cui raccontare qualcosa di più. Confronto generazionale, semplicità ed emarginazione sono temi centrali della pellicola, anche presente nella selezione Un Certain Regard della 68a edizione del Festival di Cannes.
In un sobborgo di Tokyo, un uomo di mezza età di nome Sentaro vende dorayaki ed è alla ricerca di una persona che lo affianchi. È l’anziana Toku, malgrado la sua età e le sue condizioni di salute, a offrirsi per la mansione e a essere assunta come aiutante, una volta conquistato il palato di Sentaro. La sua ricetta della marmellata anko riscuote un grande successo e attira sempre più clienti, eppure, con la stessa rapidità del passaparola positivo, cominciano a diffondersi anche pettegolezzi sul conto di Toku. Il giudizio delle persone porta il negozio a perdere ogni cliente, fatta eccezione per la giovane Wakana, che, nel frattempo, ha stretto un legame di amicizia con i due pasticceri.
Con Le ricette della signora Toku, Naomi Kawase ci regala una poesia incantevole e delicata, incorniciata dalla bellissima fotografia di Shigeki Akiyama. La macchina da presa cattura l’essenziale con inquadrature lunghe e numerosi primi piani che avvicinano i personaggi allo sguardo dello spettatore e consentono una totale immersione nel film. La sua struttura è scandita dal susseguirsi delle stagioni, rappresentato attraverso la trasformazione dei ciliegi. A ciascuna delle fasi di maturazione degli alberi, c’è un corrispettivo a livello narrativo: una connessione tra individui sboccia, dà i suoi frutti e poi appassisce, ma lascia una preziosa eredità, capace di generare nuovi germogli.
L’importanza della vegetazione ritorna ciclicamente nel corso della pellicola per esprimere il potente messaggio che si cela dietro l’intraducibile parola giapponese “komorebi”, usata specificamente per riferirsi alla luce che filtra attraverso le foglie degli alberi. È, questa, un’immagine calda, piacevole e suggestiva che invita ad accogliere i bagliori che si fanno strada tra le fronde cosicché le zone d’ombra della vita possano esserne illuminate. Tale visione si sposa bene con la meraviglia fanciullesca con cui Toku si approccia a ciò che la circonda, nonostante le condizioni a cui è costretta. Lo stupore con cui guarda al mondo si manifesta in maniera esplicita quando prepara la marmellata anko, dando luogo a una sorta di rituale cui assistiamo per intero.
Mostrare amorevolezza e rispetto agli ingredienti, dialogare con loro e prendersi cura delle piccole cose sono parte della riuscita della ricetta, che diventa metafora della vita stessa.
Toku, Sentaro e Wakana, abilmente interpretati da Kirin Kiki, Masatoshi Nagase e Kyara Uchida, sono accomunati dalla solitudine. Tutti e tre sono in gabbia, incastrati, ciascuno a suo modo, in un meccanismo soffocante. Tra loro ha inizio un confronto generazionale in grado di costruire nuove consapevolezze che mirino al ritrovamento della libertà, rappresentato visivamente dalla liberazione del canarino prigioniero. Se per l’uomo e per la ragazzina questa è una prospettiva possibile, per Toku non è ipotizzabile alcuna emancipazione dalle catene che la opprimono. Su di lei pende la violenza dello stigma sociale legato all’aver contratto in passato la malattia di Hansen, comunemente conosciuta come lebbra, a causa della quale è stata costretta all’isolamento in un sanatorio. Contrariamente ad alcune credenze popolari, la suddetta patologia è poco contagiosa e tranquillamente curabile, ma, anche dopo la guarigione, le deformazioni fisiche restano visibili, finendo per essere il reale motivo dell’irrazionale senso di pericolo avvertito dalla gente. Alla difformità dalla norma, resa visibile, la proprietaria del chiosco di dorayaki risponde con sdegno, pur affermando di non sapere nulla riguardo alla lebbra. Diametralmente opposta è invece la reazione di Wakana che, per prima cosa, decide di andare in libreria per informarsi.
Nel suo essere ostracizzata, Toku non è da sola e, a tal proposito, Kawase denuncia i crimini taciuti del Giappone nei confronti dei malati di lebbra a cavallo tra il 1907 e il 1996, restituendo loro visibilità dopo anni di deumanizzazione ed emarginazione. Di fianco a un invito alla semplicità, dunque, il film articola una critica sociale che auspica lo smantellamento degli innumerevoli preconcetti che albergano corazzati nelle nostre menti.
SCHEDA TECNICA
Titolo Originale: あん
Regia: Naomi Kawase
Soggetto: “Le ricette della signora Tokue” (romanzo) di Durian Sukegawa
Sceneggiatura: Naomi Kawase
Cast originale: Masatoshi Nagase, Kirin Kiki, Kyara Uchida, Miyoko Asada
Montaggio: Tina Baz
Musiche: David Hadjadj
Paese: Giappone
Anno: 2015
Durata: 113 minuti
Film disponibile in streaming su Amazon Prime Video