La Linea è Libera
Nella Storia di Carosello ci sono storie che meritano di essere approfondite e raccontate, soprattutto quando ti accorgi che poco è stato scritto e narrato sulla figura di un maestro dell’animazione come Osvaldo Cavandoli. Come spesso è accaduto nella produzione di personaggi e di caroselli di quei venti anni, molti ricordano i personaggi. Ma i più ignorano il talento geniale di chi ha creato un personaggio. E io questa storia la voglio raccontare, perché Cavandoli merita di essere ricordato con affetto e con rispetto.
Cava è nato a Maderno sul Garda, il 1 gennaio 1920. È stato un animatore e autore di fumetti italiano con una storia singolare. Uscito dalla scuola, dal 1938 al 1940 ha lavorato come apprendista designer tecnico all’Alfa Romeo. Un’esperienza importante che i suoi colleghi di reparto ricordano per via delle caricature in cui si dilettava negli spazi di tempo. Poi decide di seguire il caporeparto, suo mentore, che si trasferisce alla Cesma di Saronno. Ma in quegli anni difficili li attende una brutta sorpresa: la fabbrica è presidiata dai tedeschi che sorvegliano la produzione di armi e non solo delle auto. Cava reagisce male a questa situazione e si ribella. Lo fa immortalando gli esponenti tedeschi in caricature che diventano veri e propri sfottò grafici che, quando giungono a impreziosire un giornaletto patriottico locale, diventano oggetto di attenzione da parte degli italiani. Gli strali del giornale e soprattutto i suoi disegni urtano la suscettibilità del comando tedesco che individua l’autore. Le caricature gli costano un soggiorno in un campo di concentramento. Esperienza dura che però lo aiuta a comprendere il valore della sua affilata matita. Tornato in Italia, approda alla scuola dei Fratelli Pagot (Calimero) dove impara il mestiere dell’intercalatore.
Nel 1949 comincia a lavorare da solo come direttore e annovera una serie di collaborazioni eccellenti: Nedo Zanotti, Marco Biassoni (1965), Altan (1982). Il suo profilo artistico si arricchisce e matura l’idea di creare un suo personaggio, assolutamente lontano dagli schemi di Carosello. Ci lavora a lungo lasciandosi influenzare da esperienze precedenti e riesce finalmente a dettare il profilo della Linea. Scrive in quegli anni: Sgomberai il tavolo e la mente da tutto ciò che mi ricordava il passato e l’esperienza acquisita. Mi stimolò a trovare qualcosa che sconvolgesse le teorie del “classico”. Non ero un buon calligrafo, ovvero l’impostazione e l’animazione dei personaggi elaborati non erano il mio forte. Come tutti sanno, il disegno animato impone una media di circa 8 disegni ogni 24 fotogrammi (1 secondo). Io amavo l’azione e il movimento e il fatto di dovermi soffermare per lungo tempo su un foglio a cincischiare con svolazzi e particolari, mi bloccava. Strinsi il campo visivo sul foglio bianco e incominciai a scarabocchiare: la mia mano che impugnava la matita era, ovviamente, sempre in campo e, foglio dopo foglio, nacque quell’omino dal gran nasone che formava un tutt’uno con la linea che segnava la base della sua vita. E la mano e la matita erano sempre in continuo movimento! Abbinai disegno e mano-matita (forse era già stato fatto ma non m’importava). Il personaggio era privo dei più importanti mezzi espressivi? Non ci badai. Il filo era spezzato? La matita faceva un nodo. La linea mancava? La mano interveniva e la completava, aggiungendo magari qualcosa che dava adito a nuovi problemi per il personaggio. L’animazione è costituita da un uomo che percorre una linea virtualmente infinita e di cui è anch’esso parte integrante. Il personaggio incontra nel suo cammino numerosi ostacoli e spesso si rivolge al disegnatore – la cui mano entra spesso nel campo visivo – in un grammelot reso magnificamente dalla voce di Giancarlo Bonomi – affinché disegni la soluzione ai suoi problemi. A completare il cerchio di un personaggio rimasto nella storia è la colonna sonora jazz curata da Franco Godi. Deve attendere il 1969 per avere successo con il “suo” personaggio che piace all’ingegner Emilio Lagostina, collezionista d’arte e titolare dell’omonima industria di pentole a pressione, che lo vuole protagonista di alcuni caroselli per la sua azienda. Ma al termine di Carosello nel 1977, Cava è costretto ad affrontare l’ostracismo della Rai che gli rimprovera il legame tra il personaggio e la marca. È costretto allora ad emigrare riscuotendo all’estero un tale successo da diventare celebre in 28 Paesi. Proprio all’estero, nel 1978 e nel 1988, ha modo di creare due nuovi cortometraggi, SexiLinea ed ErosLinea, con cui si divertì a giocare con un’altra dimensione del personaggio. Ho deciso di raccontare la storia di Osvaldo Cavandoli e della sua Linea nell’ambito di una conferenza spettacolo “La Linea è libera” perché ritengo che sia un modo per capire come nasce un talento. E come sia possibile avere il coraggio di dedicarsi ad un progetto in controtendenza fino a vederlo nascere e affermarsi. Cava se ne è andato in punta di piedi a Milano il 3 marzo 2007, all’età di 87 anni. Il talento non muore mai.
Professore universitario a contratto del Laboratorio di Tecniche Pubblicitarie e Marketing al Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione, Università di Bari Membro dell’area Comunicazione dell’Università di Bari Direttore di Moscabianca, impresa di comunicazione Presidente dell’associazione Segnali di Fumo, Membro del Comitato Direttivo di Dialogoi Distretto della Comunicazione della Puglia Specializzato in: Relazioni Pubbliche per imprese, per progetti Comunicazione Politica per candidati, liste, partiti Eventi Speciali per imprese, per progetti Direct Marketing per prodotti/servizi con target mirati Fund Raising per organizzazioni non profit Social Tv per stazioni televisive Comunicazione Pubblica per istituzioni pubbliche Destination Management nel Turismo per imprese, per progetti Da anni attivo nella Formazione in Italia e all’estero (Belgio) nelle aree: Comunicazione Creazione di impresa Fund Raising. Autore di programmi televisivi, ha elaborato un approccio alla Social Tv.
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