Bleeder di Nicolas Winding Refn: Paure e ossessioni di un cinefilo
BLEEDER, SECONDO LUNGOMETRAGGIO DI NICOLAS WINDING REFN, REGISTA CULT DI OPERE COME THE NEON DEMON (2016) O DRIVE (2011), TRACCIA UNA SPIRALE ANGOSCIOSA ED ULTRAVIOLENTA SPECCHIO DELLE OSSESSIONI DI UN REGISTA/CINEFILO TORMENTATO.
Tre anni dopo il clamoroso successo del suo primo lungometraggio, Pusher (1996), Refn torna dietro la cinepresa e dirige Bleeder un’ opera che sarà uno snodo critico per il proseguo della carriera del cineasta danese alla ricerca della consacrazione da parte di pubblico e critica.
Per Bleeder Refn ricompone il cast principale del primo Pusher (Mads Mikkelsen, Kim Bodnia e Zlatko Buric) e inizia ad imbastire con la “camera” gli intrecci, le colluttazioni e le sfumature delle vite apparentemente anonime dei sei soggetti protagonisti dell’opera, il tutto inscenato tra i vicoli le ombre e le insegne luminose al neon di una Danimarca borderline. In quest’opera Refn rende manifeste le direttrici tecno – visive che di lì in poi la sua intera produzione filmica svilupperà caratterizzando la sua intima e collaterale idea di Cinema.
Leo e Lenny, migliori amici, conducono vite diametralmente opposte. Leo svolge lavori saltuari e convive in uno squallido appartamento con la propria giovane fidanzata (Louise), la sua esistenza monotona e precaria verrà sconvolta dall’annuncio inaspettato di una gravidanza e dalle attenzioni sempre più morbose e minacciose del fratello della sua fidanzata che complicheranno inevitabilmente il suo status mentale. Lenny lavora come commesso presso una videoteca, conosce a memoria gli innumerevoli scaffali divisi per generi e autori e quando stacca da lavoro torna nel suo monolocale e dopo essersi preparato uno squallido piatto di “spaghetti e ketchup”, forse unico piatto capace di realizzare, passa il suo tempo libero visionando innumerevoli “VHS”. Cala la notte e i due si uniscono con altri amici per passare il tempo vedendo pellicole, comprando alcolici presso il minimarket gestito da extracomunitari e fumando. Anche le loro serate, in cui la routine è diluita dalla comune voglia di stare assieme, giungeranno ad un punto di disgregazione. Lenny prenderà il coraggio di alienarsi per una volta dalla sua vita immersa nel limbo filmico gettando uno sguardo sul mondo esterno e soprattutto posando gli occhi sul mondo femmineo, mentre Leo dovrà fronteggiare i suoi demoni più reconditi, esorcizzati dalla pressione sociale e delle sue relazioni circostanti, catapultandosi in una spirale di violenza senza battute d’arresto.
Sia Leo che Lenny incarnano l’identità fotoluminescente di Refn, o meglio e più in generale la dialettica distruttiva presente in ogni regista che si muove su di un territorio in cui ogni passo falso potrebbe essergli fatale. Refn decide di confessarsi, realizzando Bleeder, la pellicola più intima della sua intera filmografia, e per questo anche la più fragile, poiché l’intimità espone le nevrosi più recondite del regista.
Rilevante è la scena in cui Lenny espone ad un cliente una trentina di registi catalogati all’interno della videoteca da Fulci a Corbucci e da Romero a Pontecorvo (per citarne alcuni); in questa scena Refn esibisce, in maniera compulsiva, tutta la sua smodata cultura cinefila immagazzinata prima di scegliere di impugnare la cinepresa. A controbilanciare questa scena ci pensa Leo che nel vortice di violenza e di insana follia smaschera le paure più segrete di un regista che al suo secondo lungometraggio è consapevole di dover compiere un salto nel vuoto e scoprire la sua pura indole.
Infine è utile sottolineare, per assimilare meglio il disegno che Refn sottende in Bleeder, che il personaggio di Leo segue la trama imbastita da Paul Schrader e Martin Scorsese nella caratterizzazione del personaggio iconico di Travis Bickle in Taxi Driver (1976).
Francesco Saverio Vernice.
SCHEDA TECNICA:
Titolo originale: Bleeder
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn
Scritto da: Nicolas Winding Refn
Produzione:
Cast: Kim Bodnia; Mads Mikkelsen; Zlatko Buric
Paese di produzione: Danimarca
Anno: 1999