Passages di Ira Sachs: Un Manuale Su Come Sbagliare Ogni Relazione
In concorso alla Berlinale nelle sezioni Panorama e Teddy Award, Passages di Ira Sachs è il classico film intimista dallo spirito fortemente Sundance Film Festival.
Tomas è un regista tedesco che vive a Parigi ed è impegnato nella lavorazione del suo nuovo film. Una sera, dopo le riprese, tradisce suo marito con una donna ed è in quell’istante stesso che inizia un triangolo amoroso. Tra corse in bicicletta, incomunicabilità e relazioni tossiche, Passages si muove nel più classico sviluppo di questo sottogenere.
Analizzando Ira Sachs come regista, è molto interessante notare come nella lista dei suoi film preferiti ci siano molte pellicole francesi e di come lui stesso sia un cultore di questa cinematografia. Lo capiamo dalla primissima scena. Così come in La signora della porta accanto di Truffaut, la prima sequenza è uno strumento dato allo spettatore per comprendere tutto il resto del film.
Difatti Passages si apre con una scena di riprese, l’unica del lungometraggio, dove vediamo Tomas come un maniaco del controllo sul set, il classico artista scontento del suo lavoro che sfoga le personali frustrazioni con i suoi colleghi. Ecco, così come nel set, anche nella vita privata il protagonista assoluto del film è un manipolatore dedito all’egoismo senza un briciolo di empatia e rispetto verso le persone che dichiara di amare. Come ho detto nell’incipit di questo pezzo, Passages è un film su un triangolo amoroso e qui sorge il primissimo problema. L’unico personaggio di cui sappiamo qualcosa, che è caratterizzato, è proprio Tomas. Gli altri due membri di questa relazione a tre sono comparse nella sua vita, funzionali narrativamente al procedere della storia.
Ira Sachs, da estimatore del cinema francese, dovrebbe sapere come imbastire questa tipologia di racconto mentre invece sbaglia quest’aspetto fondamentale. Non è necessario dirci tutto dei personaggi, sia chiaro; tuttavia, quando prediligi un personaggio dovresti avere chiaro come sintetizzare tramite le immagini gli altri due. Questo purtroppo non accade. Come se non fosse abbastanza, Passages si sforza di farci empatizzare con Tomas. Le corse in bicicletta, già citate, hanno proprio quest’obiettivo, rendere umano un personaggio decisamente negativo in cui ci è impossibile empatizzare. Eppure, in questa sfilza di problemi, Ira Sachs ha registicamente un suo stile che è già gran cosa in un panorama saturo come quello odierno. Se fate una ricerca veloce, scoprirete che nonostante Passages abbia vinto pochissimi premi e per nulla prestigiosi, è un film dal gradimento critico notevole. È interessante domandarci perché. Io me lo sono chiesto. Forse per quel talento registico che sa scegliere benissimo l’alternanza tra un campo-controcampo? Non credo.
O forse perché Passages può essere visto come un manuale perfetto sulle scelte da non fare in una qualsiasi relazione. Se fosse così, se lo scopo ultimo di Sachs fosse quello di avvertirci sulle azioni da non commettere, sia io sia Carrie Bradshaw siamo felici di averlo visto.
SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Passages
Regia: Ira Sachs
Sceneggiatura: Mauricio ZachariasIra SachsArlette Langmann
Cast: Ben Whishaw, Adèle Exarchopoulos, Franz Rogowski, Erwan Kepoa Falé, Radostina Rogliano
Paese di Produzione: Francia, Germania
Fotografia: Josée Deshaies
Anno: 2023
Disponibile su Mubi