Sick of Myself di Kristoffer Borgli: Quando il Narcisismo Diventa Patologico
L’ossessione verso il proprio essere che sfocia in autodistruzione: questo è ciò che il norvegese Kristoffer Borgli ci racconta nella sua prima opera “Sick of Myself”, presentato in concorso nella sezione “Un Certain Regard” all’ultimo Festival del Cinema di Cannes.
Prodotto da Ari Aster (uno dei fiori all’occhiello dell’horror contemporaneo) e distribuito da A24, è la storia di Signe, protagonista del film che cercherà le luci della ribalta, costi quel che costi.
Siamo in Norvegia, Signe e Thomas sono due giovani che vivono una relazione poco appagante scandita ormai soltanto dalla voglia di prevaricare l’uno sull’altro. Le cose cambiano quando Thomas inizia ad avere un certo successo nel suo lavoro: è qui che Signe escogiterà un piano per essere l’unica figura di spicco, illuminata da quei riflettori che tanto desidera, anche a costo della sua stessa vita. Illegalmente, tramite un suo vecchio amico, recupera un farmaco pericoloso, la cui assunzione provoca a lungo andare delle gravi lesioni alla pelle. Saranno proprio le cicatrici che porta sul suo viso a regalarle orgoglio e (momentanea) felicità, poiché sarà solo grazie a loro che assaporerà la fama che a lungo ha aspettato, sarà solo grazie a loro che nessuno potrà dimenticarsi di lei.
Lo spettatore viene immerso in una storia che sa di tempi moderni, dove like, visualizzazioni e copertine patinate sembrano definire il valore di una persona. L’egocentrismo di Signe diventa mania e Borgli sfigura il suo personaggio non solo nel viso ma anche nell’animo: emerge una personalità vuota, spiritualmente impoverita, con la quale è difficile empatizzare, almeno fino alla fine del film che risulterà ai nostri occhi come uno spaccato sulle fragilità di donne e uomini, alla spasmodica ricerca dell’approvazione di una società che non sa chi sei ma ti desidera circondato da flash e make up sempre al passo con le mode.
Tutto è sacrificabile pur di compiacere la propria vanità: gli affetti, la salute, la vita stessa; Signe è colei che con tutta probabilità potremmo trovare scrollando la home di Instagram durante questa epoca, ricca ormai di personaggi effimeri ma allo stesso tempo colmi di eccessi.
Accerchiati da un ambiente che logora le due personalità già labili e profondamente turbate dei protagonisti, Borgli apre lo scenario sulla moderna condizione sociale, priva di individualità e talento: consegna al film un tono leggero e a tratti ironico catturando con meticolosa attenzione la bruttezza psicologica dei personaggi ma senza appesantire il film.
Durante lo scorrere dell’opera, infatti, balzano agli occhi del pubblico in particolar modo due scene: la prima vede Signe che, annebbiata dai suoi istinti narcisistici, recita un attacco allergico durante un pranzo volto a festeggiare il successo di Thomas, mentre la seconda, assurda e talmente grottesca da strapparti un’espressione a metà tra un sorriso e una smorfia di disgusto, ha sempre Signe in primo piano che fa scorrere nella sua testa le immagini del suo funerale. Signe usa le lacrime della gente che piange la sua scomparsa per eccitarsi durante l’amplesso con il fidanzato.
Letteralmente la traduzione del titolo del film è “malati di noi stessi”: fin dove siamo in grado di spingerci pur di ottenere quello che vogliamo? È la domanda che il regista ci pone per tutta la durata del film e la risposta rischia di essere più inesorabile di quanto possiamo pensare.
Una parabola contemporanea che spiega la vacuità di un mondo sempre più spietatamente vicino a noi.
Sick of Myself si fa spazio tra i titoli del cinema scandinavo di questi anni, come “Triangle of Sadness (Ruben Östlund, 2022) e “La persona peggiore del mondo” (Joachim Trier, 2021) che grazie ad una schietta capacità di critica ci sbattono in faccia quello che stiamo diventando, ovvero contenitori di vite vissute dietro ad uno schermo nella speranza che qualcuno possa accorgersi di noi.
SCHEDA TECNICA
TITOLO ORIGINALE: Syk Pike
REGIA: Kristoffer Borgli
SCENEGGIATURA: Kristoffer Borgli
CAST: Kristine Kujath Thorp, Eirik Sæther
PAESE DI PRODUZIONE: Norvegia, Svezia
FOTOGRAFIA: Benjamin Loeb
MUSICHE: The Turns
ANNO: 2022
Disponibile su Mubi