Handia di Jon Garaño e Aitor Arregi: La Diversità tra Paura e Stupore
Quanto è doloroso sentirsi diversi? Quanto è doloroso sentirsi diversi quando si proviene da un villaggio in cui regnano povertà e miseria? A queste domande risponde Joaquín, lo sfortunato protagonista della pellicola diretta dai registi baschi Jon Garaño e Aitor Arregi, Handia.
Siamo nella seconda metà dell’800. Martín parte per la guerra lasciando i suoi familiari a combattere la fame. Al suo ritorno si accorge che qualcosa di incredibile è accaduto a suo fratello minore. Joaquín, affetto da gigantismo, ha infatti superato i due metri e venti di altezza e continua lentamente e inesorabilmente a crescere. La malattia causa al ragazzo dolore, disagi e imbarazzo, ma mostrare al mondo i suoi straordinari effetti diventa l’unica soluzione per sbarcare il lunario. Accompagnato da Martín, Joaquín inizia quindi un lungo viaggio in cui è costretto a vendere la sua diversità in cambio dei mezzi per aiutare la sua famiglia.
Con la sua sensibilità e il suo tatto, Handia ha il pregio di trattare il tema della diversità evitando di relegare il suo protagonista al ruolo di vittima. Jon Garaño e Aitor Arregi ci presentano infatti un personaggio che riesce a mantenere sempre e comunque la sua dignità nonostante le difficoltà che è costretto a fronteggiare.
Joaquín vorrebbe solo vivere una vita normale, lavorare nel casale di famiglia e sposarsi, ma la malattia che lo affligge non fa altro che deformare il suo giovane corpo e tormentarlo con atroci sofferenze. Nel corso della pellicola lo vediamo trasformarsi in un fenomeno da baraccone, siamo testimoni delle umiliazioni a cui lo sottopone una regina capricciosa in preda alle sue curiosità pruriginose e assistiamo alla perdita della sua identità quando tutti iniziano a chiamarlo Il Colosso ignorando il suo vero nome. Joaquín però accetta questo e molto altro non lasciandosi mai andare all’autocommiserazione.
La sua figura ci ricorda quella di un altro personaggio entrato a far parte della storia del cinema, vale a dire il John Merrick di The Elephan Man di David Lynch. Entrambi i film raccontano due storie vere che hanno il pregio di riuscire a ispirare nello spettatore un forte senso di empatia. Sia Joaquín che John sono costretti a vivere in una società che guarda la diversità con un misto di paura e stupore e condividono la sciagura di aver incontrato sul loro cammino persone senza scrupoli pronte a lucrare sulle loro sventure.
Ma Handia non è solo un film che affronta lo spinoso tema della diversità. La pellicola esplora in modo toccante anche il rapporto fra due fratelli che non potrebbero essere più diversi. Joaquín è un ragazzo semplice e genuino. Suo fratello maggiore vive la vita che ha sempre sognato accanto alla donna di cui è innamorato, ma non prova rancore nei suoi confronti. Il suo unico desiderio è quello di tener unita la famiglia. Martín è invece decisamente meno ingenuo e sprovveduto. In lui prevale uno spirito avventuriero che lo porta costantemente a sentirsi stretto nel ruolo di figlio, fratello e marito. Profonde differenze caratteriali distanziano Joaquín e Martín, ma l’affetto che provano l’uno per l’altro ha la meglio su tutto.
E proprio questo sentimento così puro e profondo è il punto forte di un film delicato e commovente che lascia il segno dipingendo con tinte tenui la fiaba triste di un gigante buono.
Scheda tecnica
Titolo originale: Handia
Regia: Aitor Arregi e Jon Garaño
Sceneggiatura: Andoni De Carlos, José Mari Goenaga, Aitor Arregi, Jon Garaño
Interpreti principali: Joseba Usabiaga, Eneko Sagardoy
Produzione: Spagna
Anno: 2017