The Hourglass Sanatorium di Wojciech Has: Una Danza Attraverso il Tempo e lo Spazio
TRATTO DA UNA SERIE DI RACCONTI INTITOLATI “IL SANATORIO ALL’INSEGNA DELLA CLESSIDRA” SCRITTI DAL POETA POLACCO BRUNO SCHULZ, THE HOURGLASS SANATORIUM DI WOJCIECH HAS, SEGUENDO I DETTAMI DEL CINEMA FANTASTICO, CI INTRODUCE AD UN VIAGGIO ONIRICO ALL’INTERNO DELLA MEMORIA, DOVE REALE E IMMAGINARIO SI FONDONO E IL TEMPO, SATURATO, SI DILATA NELLO SPAZIO SCENICO.
“Suo padre è morto; questa morte getta qualche ombra sulla sua esistenza qui… Il trucco consiste in questo, abbiamo RETROCESSO il tempo. Qui la morte di suo padre non si è ancora verificata, noi riattiviamo il tempo trascorso, con tutte le sue possibilità”.
Sono queste le parole con cui il direttore del Sanatorio introduce il protagonista, (Jozef), a visitare l’edificio di cura. Il protagonista, mosso dalla volontà di visitare il defunto padre (Jakub), si accorgerà ben presto che la struttura che l’ospitava durante la degenza rappresenta un punto di continuum tra vita e morte, dove il tempo è scandito dagli attimi delle singole vite degli individui e dove ognuno percorre a ritroso e in maniera alogica, la propria esistenza.
Jozef è il “visitatore”; colui che si fa strada all’interno di un mondo surreale, dal cui distorto meccanismo viene inghiottito. Il tempo si sfilaccia, man mano che procede di ricordo in ricordo, senza alcun orientamento preciso. Ora si trova all’interno di un ricordo di gioventù, dove incontra personaggi grotteschi ed il padre in ottima salute, e successivamente si ritrova in uno scenario tetro e scarno dove morte e distruzione regnano sovrani.
“Perché ho la sensazione di essere già stato qui? Non conosciamo d’altronde già in anticipo tutti i paesaggi che incontreremo nella nostra vita? Può forse non accadere qualcosa di totalmente nuovo?”
Il sanatorio diviene metafora di un non-luogo in cui l’uomo prende consapevolezza della precarietà sostanziale della società, che porta con sé le sue aberranti convenzioni dogmatiche, dando libero accesso alla propria irrefrenabile volontà. Tuttavia tale percezione sfugge ai pazienti del sanatorio, i quali, per via delle continue con-fusioni temporali e alla sovrapposizione di mondi plurimi, si ritrovano irretiti e narcotizzati all’interno di un vero e proprio limbo.
L’uomo è stato creato per la seconda volta nelle fattezze di un manichino
per dirla con le stesse parole di uno dei personaggi incontrati da Jozef nel suo viaggio. A tal proposito è utile osservare la relazione che si instaura tra sanità e malattia, nelle declinazioni di Società e mente. Il sanatorio, che pur si presenta come un luogo etereo in cui la follia scinde e pervade le menti dei pazienti, è sotteso da un sano equilibrio; la Società invece, che spesso irrompe corrompendo l’armonia del multiverso, con la sua efferata lucidità dissipa e scarnifica il soggetto. A che prezzo dunque è possibile ottenere un barlume di verità? Per Has, la sola ossessione prosciuga la forza vitale dell’uomo stesso.
The Hourglass Sanatorium, è una pellicola che anticipa di un decennio le atmosfere caleidoscopiche e surreali di Brazil di Terry Gilliam (1985) e, in ugual modo, richiama alla mente in maniera tempestiva uno strumento focale in Nostalghia (1983) di Tarkovskij: la “candela”; un elemento che nel film di Tarkovskij è centrale in uno dei piani-sequenza più famosi della storia del cinema, mentre nel film di Has diviene una presenza onnisciente che perfora le dimensioni, creando un ponte tra esse.
In ultima analisi possiamo asserire che quest’opera, per molto tempo dimenticata, possiede un valore inestimabile; sia per la lettura socio-culturale sempre attuale parallela al film, sia per la sua estetica che restituisce visivamente la potenza poietica tipica del sogno.
Come i granelli di sabbia contenuti in una clessidra, che infinitamente si mescolano, quest’opera, sfuggevole, apre l’uomo all’immaginazione ed in essa lo dissolve.
Francesco Saverio Vernice
SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Sanatorium pod klepsydrą
Titolo italiano: La clessidra
Regia: Wojciech Has
Sceneggiatura: Wojciech Has
Scritto da: Bruno Schulz
Produzione: Zespól Filmowy “Silesia”
Cast: Jan Nowicki, Tadeusz Kondrat, Halina Kowalska
Paese di produzione: Polonia
Anno: 1973
Musiche: Jerzy Maksymiuk