Bunraku: teatro e favola nello spettacolo di Guy Moshe
C’era una volta un mondo apparentemente idilliaco, da cui furono bandite tutte le armi da fuoco. Ma tale era la crudeltà della natura umana che il bando, invece di eliminare il problema della violenza, lo accentuò, portando gli uomini a combattere con armi bianche e arti marziali. La società divenne una scala dove solo il più assetato di sangue poteva avanzare e il cui vertice era occupato dal temibile Nicola e i suoi nove Killer….
Il Bunraku è un’antica forma di teatro giapponese in cui i personaggi sono marionette di grandi dimensioni, mosse da burattinai che non si nascondono agli occhi degli spettatori. E anche nel teatro messo in scena da Guy Moshe i personaggi si stagliano ai nostri occhi con contorni netti, senza ambiguità o inutili introspezioni psicologiche. I nostri eroi, Il Vagabondo e Yoshi, che bramano la morte del malvagio Nicola per motivi che solo a fine film verranno chiariti, dovranno superare livelli di combattimento via via sempre più difficili, quasi se fossero in un coloratissimo videogame. Anche se lontani dai valori della società in cui si trovano, ne condivideranno il violento modus operandi per raggiungere l’obiettivo prefissato.
La componente favolistico-teatrale di quest’opera è resa ancor più evidente dalla rappresentazione visiva dello spazio in cui si muovono i due Eroi: il mondo di Bunraku è come un libro pop-up, i personaggi sono delle marionette, l’azione segue il dinamismo colorato di un videogame. Gli stessi Yoshi e Il Vagabondo non sono che un cowboy senza pistola e un samurai senza spada, poveri anche di un tramonto verso cui andare. Quante volte, però, speriamo che qualcuno compaia con pennello e vernice per dipingere proprio quel tramonto che ci manca? Per i due protagonisti, però, questo pennello si intingerà nel pastoso colore dell’onore e della vendetta.
Il divenire narrativo è volutamente stilizzato: c’è il cattivo, i buoni ed i redenti. I combattimenti seguono la logica strabordante ed entusiasmante dei fumetti e dei film d’azione (per cui se ci sono 20 uomini contro uno solo, chissà come mai, si faranno avanti sempre uno alla volta….) Ma Bunraku ha in sé il fascino di una fotografia e di un uso del colore che fa pensare ai libri per bambini, pur nella prevalenza dei colori acidi e saturi. E proprio come la letteratura per l’infanzia, o i videogame, ha il fascino di quelle opere costruite per il piacere degli occhi dello spettatore e per il gusto di raccontare una bella storia che lo appassioni, senza alcuna pesante ripercussione simbolica. Sta allo spettatore decidere a che livello godersi il film: azione, favola o teatro. In ogni caso, il risultato sarà un viaggio, anche per chi guarda, verso un inedito tramonto.
Saba Ercole – Gabriella Acciani
Scheda Tecnica
Titolo: Bunraku
Regista: Guy Moshe
Sceneggiatura: Boaz Davidson
Interpreti principali: Demi Moore, Ron Perlman, Kevin McKidd
Musiche: Terence Blanchard
Fotografia: Juan Ruiz Anchìa
Produzione: Stati Uniti
Anno: 2010
Colore