Cheatin’, di Bill Plympton: L’amore come invenzione visiva ed emotiva
Bill Plympton, classe 1946, è uno dei capisaldi del disegno, dell’illustrazione e dell’animazione statunitense. Ha all’attivo 9 lungometraggi, una trentina di corti dal 1968 a oggi, varie collaborazioni in video musicali e vanta la pubblicazione delle sue vignette su riviste come New York Times, Rolling Stone, Vanity Fair e Vogue.
Cheatin’ è stato scritto, diretto e prodotto dallo stesso Plympton; disegnato interamente da lui con degli schizzi a matita in bianco e nero, colorati successivamente in digitale con un effetto acquerello. La colorazione e la composizione delle immagini sono state affidate a uno staff di 10 persone e per sostenere i costi Plympton ha lanciato una campagna di crowdfunding su Kickstarter, che ha raggiunto in due mesi il suo obiettivo.
Il film racconta la storia d’amore tra Ella e Jake; l’incontro, l’innamoramento e i tradimenti; la sofferta relazione di due amanti appassionati ingannati da un fraintendimento e minati, nella loro relazione, da continui tradimenti. Una relazione costruita su un’energia pura e travolgente che rischia di distruggere entrambi.
La storia d’amore è raccontata con una predisposizione alla visionarietà nella narrazione emotiva assolutamente straordinaria. Il disegno e la rappresentazione grafica come rivelazione dell’inconscio tradisce grossissimi debiti verso l’opera pittorica e filmica dei surrealisti con un uso sapientissimo, oltre che dell’aspetto grafico, anche del montaggio che rende la narrazione fluida e accattivante grazie a un montaggio formale che funge da “correlativo oggettivo” delle immagini. Paesaggi che richiamano le atmosfere metafisiche di De Chirico e corpi che sembrano arrivare direttamente dalle tele di Salvador Dalì.
Colta e puntuale anche la colonna sonora con l’uso di arie d’opera in momenti emotivamente significativi come il valzer ballato da Ella e Jake a suon dell’aria più famosa tratta dalla Traviata di Giuseppe Verdi “Libiamo ne’lieti calici” o il drammatico “Vesti la giubba” meglio nota come “ridi, pagliaccio” dall’Opera di Leoncavallo durante il commovente momento in cui Jake capisce di essere stato tradito da Ella.
I disegni sempre iperbolici e costruiti sull’esasperazione di caratteristiche fisiche, sono spesso grotteschi e comici, aggiungendo quel tocco unico a una narrazione emotivamente trascinante in un film, che va ricordato, non si avvale della presenza di alcun dialogo ma che “parla” molto più di tantissimi altri film dialogati ed entra in contatto con lo spettatore in quel modo fatto di espressioni universali che hanno caratterizzato la produzione dei maestri del cinema prima del 1927, Chaplin su tutti. Alla luce di queste considerazioni risulta particolarmente emblematica la motivazione data per il Platinum Grand Prize assegnato a Cheatin’: “per la sapienza plastica, la qualità pittorica, la fluidità dell’animazione, per le evocazioni della grande tradizione autoriale italiana: Mattotti, Toccafondo e Scarabottolo. Plympton, come succede ai grandi, è riuscito a trasfigurare la classica vicenda amorosa in una continua, originale, invenzione visiva ed emotiva, vincendo la scommessa di costruire un lungometraggio senza parole”.
Marilù Ursi