$9.99, di Tatia Rosenthal: La teoria del caos in versione condominiale
Pellicola presentata in anteprima al Toronto International Film Festival del settembre del 2008 e nata dal rodato tandem artistico composto dalla regista Tatia Rosenthal e lo scrittore Etgar Keret (alla loro terza collaborazione), $ 9,99 è un film d’animazione girato con la tecnica dello stop motion, costruito sulle storie degli abitanti di un condominio. Vite che si sfiorano a malapena e si accostano tra loro in una matassa di fili intessuti delicatamente ma che, all’improvviso, vengono scosse da incontri ed eventi che cambieranno i progetti iniziali di tutti. Un valzer di racconti intrecciati alla perfezione sulle dolci note del compositore Christopher Bowen ,che porteranno ogni personaggio a riscoprire l’importanza delle relazioni affettive.
Nelle fitte maglie del racconto si nasconde qualcosa di inspiegabile, di complesso e che appartiene a tutti. Chi può dirci il perché di alcune scelte quotidiane? La ragione o il senso delle conseguenze che subiamo nostro malgrado? Un libro che spiega “ il senso della vita” a un prezzo più che ragionevole in arrivo comodamente a casa….di certo un modo paradossale per affrontare una crisi esistenziale, ma il paradosso regna sovrano in questo film sin dall’inizio. In apertura l’incontro tra un’improbabile senzatetto alle prese con dei metodi a dir poco coercitivi di elemosina si risolve in modo violento e insolito, un avvio di narrazione esplosivo e ironico che segna già la cifra del racconto.
Non tutto è come sembra, ogni azione violenta nasconde qualcosa di buffo e ogni gioiosa affermazione maschera una profonda sofferenza. C’è sempre un aspetto nascosto, un risvolto sotteso, una profonda riflessione e una sconfinata fiducia nella caparbietà degli esseri umani di stare insieme, di mettersi alla prova grazie alle relazioni affettive. Il caso è guida in questo percorso ad ostacoli che è la vita quotidiana, un caso che non lascia spazio alla solitudine come soluzione alla sofferenza.
Un film che si interroga sull’esistenza ma allo stesso tempo sa benissimo di non poter dare una risposta valida a questo interrogativo se non come presa d’atto di qualcosa di inspiegabile: “l’angelo è caduto dal cielo, caso chiuso”, “ogni volta che c’è un cadavere, qualcuno si sente sempre colpevole” ma poi è davvero così? Siamo davvero i responsabili di tutto ciò che facciamo o siamo solo l’ennesima conseguenza di gesti altrui? Anche sta volta la risposta non c’è o se c’è vale a poco e si vende a basso prezzo o addirittura non è più in commercio, tanto vale farsi una nuotata come suggerisce il nuovo libro spedito da questa insolita casa editrice.
Si è parlato, in riferimento a questo film, dell’immaginario di Todd Solondz, di Magnolia di Paul Thomas Anderson eppure ritengo che, come in poche altre occasioni, il film vada preso nella sua singolare unicità. La scelta di affrontare determinate tematiche attraverso una scrittura così dettagliata e la tecnica del clay animation offre una prospettiva unica.
Un film di peso leggero con delle figure simboliche e allo stesso tempo realistiche, su tutte l’insolito angelo, un personaggio chiave che suggerisce alcuni interrogativi esistenziali classici visti da una prospettiva affatto scontata;come lui, i suoi “colleghi” in plastilina agiscono in un contesto dove vige la teoria del caos e dove, l’ “effetto farfalla” è ridimensionato nell’altrettanto sconvolgente “effetto dirimpettaio”.
Marilù Ursi